Spice Research – the tasty insight lab

ChatGPT è la nuova intelligenza artificiale tanto intrigante quanto spaventosa.

Secondo alcuni potrebbe sostituire numerosi professionisti portando a termine compiti in modo molto più veloce ed economico (data la gratuità del servizio) rispetto agli uomini.

E per il futuro delle ricerche di mercato cosa significa? Ci siamo interrogati se l’innovativa AI può supportare o addirittura sostituire attori imprescindibili nelle ricerche di mercato: le persone e il ricercatore.

Per condurre questa indagine abbiamo selezionato alcune ricerche svolte realmente sul campo e abbiamo sollecitato ChatGPT per poi confrontare le sue risposte con quelle ottenute da field di ricerca o con quanto svolto da ricercatori reali.

Sia nel ruolo di partecipante che in quello di ricercatore, però, l’AI ha mostrato alcuni limiti che non possono essere ignorati.

 

I limiti di ChatGPT come partecipante di una ricerca

 

Uno dei tentativi posti in atto nello studio è stato quello di sostituire le persone che partecipano alle ricerche di mercato con ChatGPT. Un successo in questi termini avrebbe potuto determinare minori costi agli istituti di ricerca e alle aziende clienti e, inoltre, un risparmio di tempo, ottenendo in pochi secondi risposte che normalmente si raccolgono in intere giornate di ricerca.

I risultati a cui siamo giunti, però, hanno dimostrato l’impossibilità di sostituire i partecipanti con l’intelligenza artificiale. Questo per alcuni limiti emersi dalle numerose conversazioni svolte con ChatGPT:

  • L’AI non sa dare risposte univoche e generalizzabili all’intera popolazione di interesse. Fornisce questo genere di risposte solo se adeguatamente sollecitata, ma anche quando soddisfa la richiesta non lo fa attraverso dati ancorati a una particolare fonte.
  • Ha una conoscenza limitata al 2021, che impatta inevitabilmente sulle sue risposte. Infatti, queste sono inserite in un contesto pandemico, fattore riscontrabile soprattutto approfondendo temi di igiene e salute, e privo di eventi impattanti quali guerra e crisi economica.
  • Assenza di coerenza nel tempo tra le risposte date. Anche usando uno stesso prompt, ChatGPT cambia, a distanza di ore o giorni, l’output fornito, dando risposte non affidabili e stabili.
  • Mancanza di sfumature di significato nelle risposte. Chiedendo a ChatGPT di impersonare partecipanti con caratteristiche sociodemografiche particolari non sempre fornisce risposte differenti tra “un personaggio” e l’altro o concordi con i risultati di ricerche reali.

L’AI, dunque, non può sostituire le persone che prendono parte alle ricerche di mercato.

 

I limiti e le opportunità di ChatGPT come ricercatore

 

In secondo luogo, abbiamo testato la possibilità di sostituire il ricercatore con ChatGPT, coinvolgendo l’AI in diversi task, appartenenti a fasi differenti del processo di ricerca. Anche in questo ruolo la chatbot ha evidenziato limiti non trascurabili, ma ha mostrato anche buone capacità nel supportare il lavoro del ricercatore.

  • Progettazione: l’assenza di una reale comprensione della richiesta comporta la proposta di disegni di ricerca non sempre coerenti o corretti rispetto agli obiettivi. L’AI, però, propone differenti soluzioni per condurre lo studio, stimolando così una riflessione critica sulle modalità con cui può essere svolto il progetto.
  • Costruzione degli strumenti di ricerca e definizione del campione: ChatGPT non produce autonomamente strumenti di indagine completi e corretti, necessita sempre dell’intervento del ricercatore. È, però, in grado di proporre scheletri di tracce di intervista o abbozzare questionari, proponendo numerosi item a cui il ricercatore può attingere per finalizzare lo strumento. Inoltre, è di grande supporto nella definizione numerica del campione da coinvolgere.
  • Analisi: ChatGPT non è in grado di analizzare un dataset. Si dimostra, però, un discreto supporto al ricercatore suggerendo possibili analisi da svolgere a partire dalla descrizione di questo. Più deludente il risultato ottenuto per il conteggio della frequenza di citazioni di specifici elementi testuali all’interno di risposte aperte, con un output impreciso e solo per un numero contenuto di risposte.

La nostra ricerca, dunque, dimostra come ChatGPT, offra numerose e preziose opportunità al mondo delle ricerche di mercato, ma rimane un tool e, in quanto tale, limitato e fallibile. Attualmente non si può prescindere dalla consapevolezza umana e dall’intervento del ricercatore: ChatGPT non può sostituire i professionisti.

 

Si tratta di uno strumento e quindi è la capacità di chi lo utilizza a determinare la bontà del risultato raggiunto. Può essere pensato come nuovo membro del team di ricerca, in grado di stimolare riflessioni e supportare il lavoro quotidiano nelle differenti fasi di ricerca, ma nulla di più. ChatGPT non deve essere visto come una minaccia da chi si occupa di ricerche di mercato e marketing, ma come uno sparring partner in grado di semplificare e supportare il lavoro quotidiano.

 

Cecilia Adinolfi – Researcher Spice Research

 

 

Fonti[1]

 

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